Le infezioni da meningococco rappresentano un problema di sanità pubblica ancora poco controllato in Italia, dove le coperture vaccinali meningococco rimangono significativamente al di sotto degli standard europei. Sebbene la malattia sia rara, la sua gravità e letalità rendono la vaccinazione uno strumento di prevenzione fondamentale. Attualmente le coperture nei bambini si attestano intorno all’80%, lontane dal target del 90% fissato dal Ministero della Salute, mentre negli adolescenti la situazione è ancora più critica, soprattutto per il sierotipo B. Le coperture vaccinali meningococco variabili tra le regioni evidenziano disparità nella fruibilità e nell’offerta vaccinale, con alcune aree che hanno implementato strategie innovative per migliorare l’adesione ai programmi di immunizzazione.
In Italia, come in Europa, è cruciale comprendere come il gap vaccinale si ripercuota sulla circolazione della malattia e quali azioni concrete possono portare a recuperare i ritardi attuali, raggiungendo l’ambizioso target del 95% di copertura già raggiunto per altre vaccinazioni obbligatorie.
Entro i prossimi anni è essenziale rafforzare la comunicazione sulla gravità del meningococco, completare gli schemi vaccinali negli adolescenti con il vaccino B, ampliare l’offerta gratuita in tutte le regioni e incrementare la consapevolezza tra operatori sanitari e famiglie per ottenere un aumento significativo delle coperture.
Meningococco B: il pericolo del sierotipo più diffuso
Che cosa è la meningite da meningococco
La meningite da meningococco è un’infezione batterica grave causata da Neisseria meningitidis, un patogeno che colonizza le vie respiratorie superiori e può diffondersi al sistema nervoso centrale. La malattia rappresenta un’emergenza medica con letalità stimata tra il 10 e il 20%, percentuale che varia in base al sierotipo coinvolto, alle condizioni del paziente e alla tempestività dell’intervento medico. Anche in caso di sopravvivenza, la meningite meningococcica può lasciare sequele invalidanti permanenti, come perdita dell’udito, danni cerebrali, disabilità motorie e amputazioni dovute a setticemia meningococcica fulminante.
Perché il sierotipo B è il più grave
In Italia il sierotipo B è attualmente il più diffuso e presenta un profilo epidemiologico particolarmente preoccupante perché colpisce soprattutto bambini piccoli e adolescenti, fasce di popolazione tradizionalmente considerate a basso rischio di malattie batteriche gravi. A differenza di altri sieroaggruppamenti come ACWY, il meningococco B si trasmette facilmente in ambienti chiusi e affollati come scuole, dormitori universitari e convivenze giovanili, dove la prevalenza di soggetti asintomatici portatori favorisce la circolazione silente del patogeno. Il sierotipo B ha inoltre caratteristiche biologiche che lo rendono particolarmente virulento e capace di eludere le difese immunitarie naturali dell’ospite.
Coperture vaccinali meningococco in Italia: lo stato attuale
I dati della vaccinazione nei bambini
Nonostante l’introduzione del vaccino anti-meningococco B nel Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (PNPV) nel 2017, le coperture vaccinali si fermano attorno all’80% nei bambini, con alcune regioni che scendono sotto il 70%. L’obiettivo ministeriale fissato al 90% rimane ancora lontano dal raggiungimento, mentre l’Europa punta al 95% sulla scia dell’esperienza di paesi con migliore compliance vaccinale. Un elemento critico è che la protezione tende a ridursi nel tempo, richiedendo richiami per mantenere livelli di immunità adeguati. Questa situazione crea una finestra di vulnerabilità dove adolescenti e giovani adulti, pur essendo stati vaccinati nell’infanzia, potrebbero non possedere copertura sufficiente al momento di maggiore rischio epidemiologico.
La situazione negli adolescenti
Per gli adolescenti la situazione diventa ancora più complessa: il PNPV 2023-25 prevede offerta attiva solo per il meningococco ACWY, lasciando completamente scoperto il sierotipo B, il più diffuso e pericoloso. Non è contemplata alcuna vaccinazione anti-B per gli adolescenti mai vaccinati (“naive”) né per coloro che hanno ricevuto il vaccino in età pediatrica (“non naive”). Questo gap normativo rappresenta una lacuna critica nella prevenzione, in quanto esclude dalla protezione una coorte di popolazione particolarmente esposta, sia dal punto di vista epidemiologico che dal punto di vista della trasmissibilità in contesti di socializzazione ad alta concentrazione, come istituti scolastici e universitari. La conseguenza è un divario di protezione che si amplia negli anni adolescenziali, esattamente quando il rischio di acquisizione e trasmissione è massimo.
Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2023-2025: novità e limitazioni
Le novità introdotte dal PNPV
Il PNPV 2023-2025, approvato in Conferenza Stato-Regioni il 2 agosto 2023 e entrato in vigore nel 2024, ha introdotto significative novità nel calendario vaccinale nazionale. Tra le principali figure l’ampliamento della vaccinazione antimeningococcica quadrivalente (ACWY) dal primo anno di età, in sostituzione della precedente monovalente C. Il Piano ha inoltre esteso l’offerta attiva della vaccinazione contro l’HPV alle donne 25enni non vaccinate e allargato la copertura per soggetti a rischio, come coloro che necessitano della protezione dall’Herpes Zoster a partire dai 18 anni. Una caratteristica innovativa è la predisposizione del Calendario Vaccinale come documento distinto e facilmente aggiornabile in base agli scenari epidemiologici regionali, permettendo una maggiore flessibilità organizzativa.
I limiti attuali nella protezione meningococco B
Nonostante questi progressi, il PNPV mantiene una limitazione strutturale rispetto al vaccino anti-meningococco B: pur riconoscendo la possibilità di vaccinare gli adolescenti contro il sierotipo B, rimette la decisione alla singola regione in base alla “situazione epidemiologica locale”. Questo approccio decentrato crea disparità significative tra regioni, dove alcune offrono gratuitamente la vaccinazione anti-B agli adolescenti mentre altre no. L’assenza di un obbligo o di una forte raccomandazione ministeriale a livello nazionale rende la protezione del sierotipo B una questione di scelta regionale piuttosto che di diritto universale del cittadino. Inoltre, il Piano non contempla alcun programma strutturato di recupero per i ritardatari o per coloro che necessitano di dosi aggiuntive dopo anni dall’ultima somministrazione, limitando l’efficacia della copertura nei gruppi di popolazione a maggior rischio.
Modelli regionali di successo: l’esperienza della Liguria
Come la Liguria ha aumentato la compliance
La Regione Liguria si distingue come modello virtuoso nell’implementazione di strategie vaccinali avanzate contro il meningococco B negli adolescenti. A partire dagli ultimi mesi del 2023, la Liguria ha introdotto l’offerta attiva e gratuita del vaccino anti-meningococco B per adolescenti mai vaccinati al 14°-15° anno di età, prevedendo anche la co-somministrazione con altri vaccini del calendario. Un elemento particolarmente innovativo è l’estensione della protezione agli adolescenti già immunizzati tra i 2 e i 10 anni, con una dose di richiamo offerta gratuitamente.
Le proiezioni al termine del 2025 indicano oltre 20.000 dosi somministrate nei primi due anni, con una copertura attesa intorno al 43% nei 15-16enni e un incremento dell’84% rispetto al 2024. Per i richiami nei già vaccinati si registra un raddoppio delle somministrazioni tra 2024 e 2025, dimostrando l’efficacia della comunicazione e della facilitazione dell’accesso. La strategia ligure integra il rafforzamento della sorveglianza e una migliore capacità di tipizzazione dei meningococchi circolanti, permettendo un monitoraggio epidemiologico più preciso e il conseguente adattamento delle strategie di prevenzione.
Come recuperare i ritardi: strategie concrete
Accesso alla vaccinazione
L’accesso al vaccino anti-meningococco varia significativamente a seconda della regione di residenza e dello stato vaccinale individuale. In regioni come la Liguria, la vaccinazione gratuita per gli adolescenti è garantita direttamente dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), richiedendo semplice contatto con il centro vaccinale territoriale o con il pediatra di base. In altre regioni, la disponibilità gratuita è limitata o assente, e i genitori che desiderano vaccinare i propri figli devono rivolgersi a strutture private pagando un ticket o l’intero costo della vaccinazione. Per coloro che intendono effettuare il vaccino è fondamentale contattare preventivamente il servizio vaccinale territoriale per verificare l’offerta locale, gli schemi vaccinali disponibili e l’eventuale necessità di prescrizione medica.
Ruolo dei genitori e della comunicazione
Il miglioramento della compliance vaccinale passa necessariamente attraverso un rafforzamento della comunicazione sulla gravità del meningococco e sui benefici della prevenzione vaccinale. Nonostante l’efficacia storica dei vaccini abbia ridotto drammaticamente l’incidenza di molte malattie infettive, ciò ha paradossalmente diminuito la percezione del rischio tra la popolazione generale. Genitori e adolescenti spesso non comprendono pienamente la letalità e il potenziale invalidante di una meningite meningococcica, percependo la malattia come rara e lontana dai contesti di vita quotidiana. Le campagne di sensibilizzazione, il coinvolgimento dei medici di medicina generale e dei pediatri, e la diffusione di testimonianze dirette di familiari colpiti dalla malattia rappresentano strumenti essenziali per incrementare la consapevolezza e la volontà di vaccinarsi. È inoltre fondamentale ridurre le barriere organizzative facilitando l’accesso ai centri vaccinali, offrendo sedute dedicate agli adolescenti e permettendo la co-somministrazione di più vaccini nello stesso accesso.
Obiettivi futuri e raccomandazioni
Il raggiungimento del target di copertura vaccinale del 95% richiede un approccio multidimensionale che coinvolga decisori politici, professionisti sanitari e comunità. A livello nazionale, è essenziale che il PNPV venga aggiornato per includere una raccomandazione uniforme sulla vaccinazione anti-meningococco B negli adolescenti, abolendo il modello decentrato che genera disparità. Le regioni dovrebbero uniformare l’offerta gratuita e prevedere programmi strutturati di catch-up per recuperare i ritardi accumulati, soprattutto nei giovani adulti. I sistemi informativi regionali di anagrafe vaccinale devono essere completati e armonizzati per permettere il tracciamento preciso della copertura e l’identificazione dei soggetti non protetti. Infine, il rafforzamento della formazione dei professionisti sanitari in vaccinologia e l’incremento della ricerca epidemiologica locale sulla circolazione dei sieroaggruppamenti meningococcici sono indispensabili per supportare decisioni basate su evidenze scientifiche solide e aggiornate.




