La separazione delle carriere dei magistrati è stata approvata dal Parlamento italiano il 30 ottobre 2025, concludendo un iter durato quasi un anno. Si tratta di una riforma costituzionale che modifica profondamente l’ordinamento della magistratura italiana, introducendo percorsi professionali distinti tra chi esercita funzioni giudicanti (giudici) e chi svolge funzioni requirenti (pubblici ministeri). Concretamente, la riforma istituisce due Consigli Superiori della Magistratura separati, ciascuno con propri organi di autogoverno e un nuovo organismo disciplinare denominato Alta Corte disciplinare, mentre fino ad oggi magistrati di entrambe le categorie appartenevano a un unico corpo con un solo Consiglio Superiore.
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Come funziona la separazione delle carriere
La separazione delle carriere costituisce il cuore della riforma costituzionale. Attualmente, un magistrato entra in servizio tramite concorso unico e successivamente può scegliere se svolgere funzioni giudicanti (come giudice in tribunale) oppure funzioni requirenti (come pubblico ministero nelle indagini e nelle accuse). Prima della riforma Cartabia del 2022, i magistrati potevano cambiare funzione fino a quattro volte durante la carriera; dopo quella riforma, il cambio è consentito una sola volta entro i primi dieci anni. Con la nuova legge approvata, questa flessibilità viene completamente eliminata, creando percorsi professionali completamente separati e distinti.
Carriere distinte e impossibilità di trasferimento
A partire dall’entrata in vigore della riforma, i magistrati dovranno scegliere al momento del concorso se intraprendere la carriera giudicante o quella requirente, e tale scelta diventerà sostanzialmente irreversibile. Questa trasformazione rappresenta un cambiamento radicale rispetto al sistema precedente, dove la porosità tra le due funzioni era considerata un elemento caratterizzante della magistratura italiana. La riforma modifica gli articoli 87, 102, 104, 105, 106, 107 e 110 della Costituzione, intervenendo sui principi fondamentali dell’ordinamento giudiziario.
Formazione e concorsi separati
Sebbene la riforma costituzionale stabilisca il principio della separazione, i dettagli operativi relativi alla formazione e ai concorsi verranno disciplinati dalla legge ordinaria che seguirà. Rimane da definire, ad esempio, se i concorsi saranno completamente distinti fin dall’inizio oppure se continuerà a esistere una procedura comune con una successiva specializzazione. Allo stesso modo, l’attuale Scuola Superiore della Magistratura potrebbe essere duplicata in due istituti separati, uno per i giudicanti e uno per i requirenti.
I nuovi organi di autogoverno della magistratura
La riforma introduce una struttura organizzativa completamente rinnovata per l’autogoverno della magistratura. Vengono creati due Consigli Superiori distinti, ciascuno con proprie competenze, composizione e responsabilità.
Il Consiglio Superiore della Magistratura giudicante
Il Consiglio Superiore della Magistratura giudicante diviene l’organo di autogoverno esclusivo dei magistrati che svolgono funzioni giudicanti. Sarà presieduto dal Presidente della Repubblica, analogamente all’attuale assetto, e sarà composto in parte da magistrati giudicanti e in parte da membri estratti a sorte da elenchi di professori universitari e avvocati con almeno quindici anni di esperienza. Secondo le disposizioni della riforma, il Consiglio comprenderà inoltre 9 magistrati in totale, di cui 6 giudicanti, secondo le proporzioni della presenza effettiva in magistratura.
Il Consiglio Superiore della Magistratura requirente
Il Consiglio Superiore della Magistratura requirente rappresenta la novità organizzativa più significativa, essendo il primo organo interamente dedicato all’autogoverno della magistratura requirente. Avrà la medesima struttura del Consiglio giudicante, con presidenza del Capo dello Stato e composizione mista di pubblici ministeri e membri sorteggiati da liste di accademici e avvocati esperti. Tra i 9 magistrati del Consiglio, 3 saranno pubblici ministeri, sempre sulla base delle proporzioni effettive.
L’Alta Corte disciplinare: il nuovo sistema di controllo
Una delle innovazioni più rilevanti della riforma è l’istituzione dell’Alta Corte disciplinare, un organismo interamente nuovo destinato a gestire le questioni disciplinari che riguardano tutti i magistrati, sia giudicanti che requirenti.
Competenze e uniformità normativa
L’Alta Corte disciplinare avrà la responsabilità di assicurare uniformità nelle sanzioni disciplinari e maggiore trasparenza nei procedimenti, evitando che due magistrati commettano identiche violazioni ma ricevano sanzioni difformi a seconda della categoria di appartenenza. Prima di questa riforma, questioni disciplinari venivano gestite all’interno del medesimo Consiglio Superiore che aveva anche compiti di promozione e gestione della carriera, creando potenziali conflitti di interesse.
Trasparenza e procedure eque
L’istituzione di un organo separato e specializzato nelle questioni disciplinari mira a ridurre il rischio di favoritismi e a garantire procedure più rigorose e eque per tutti i magistrati, indipendentemente dalla loro funzione. Il nuovo sistema rappresenta un tentativo di colmare le lacune organizzative del precedente assetto.
Il contesto costituzionale e il referendum confermativo
La legge costituzionale è stata approvata dal Senato il 30 ottobre 2025 con 112 voti favorevoli, 59 contrari e 9 astenuti.
Il procedimento di revisione costituzionale
Poiché la riforma non ha ottenuto la maggioranza dei due terzi nella seconda deliberazione di ciascuna Camera, secondo l’articolo 138 della Costituzione è soggetta a referendum confermativo. Il referendum può essere richiesto da un quinto dei membri di una Camera del Parlamento, da 500.000 elettori o da cinque Consigli regionali. Alla data dell’approvazione parlamentare, il provvedimento è rimasto in attesa della fase referendaria.
Il dibattito politico sulla riforma
Nel dibattito parlamentare sono emerse posizioni contrastanti sulla necessità della separazione completa delle carriere. I sostenitori della riforma ritengono che essa rafforzi l’imparzialità dei giudici e l’autonomia del pubblico ministero, correggendo un’impostazione storica della Costituzione del 1948 che, pur distinguendo le funzioni, manteneva i magistrati in un unico ordine. Gli oppositori, invece, evidenziano i rischi di frammentazione dell’ordine giudiziario e sottolineano come la mobilità tra funzioni rappresentasse un elemento di coesione e versatilità del corpo magistratuale.
Impatto e modifiche costituzionali
La riforma introduce uno dei cambiamenti più significativi degli ultimi decenni per l’ordinamento giudiziario italiano, modificando sette articoli della Costituzione e riconfigurando l’intero assetto della magistratura.
Principi costituzionali affermati
Nonostante la separazione, la riforma mantiene fermo il principio secondo cui i magistrati si distinguono fra loro soltanto per la diversità delle funzioni, come stabilito dall’articolo 107 della Carta costituzionale. Tuttavia, accanto a questo principio inserisce il nuovo concetto di “distinte carriere”, creando una dicotomia fra principio teorico e realtà organizzativa.
Implicazioni sulla formazione e la selezione
Le regole concrete relative ai nuovi concorsi, alla formazione specializzata e al funzionamento degli organismi di autogoverno saranno disciplinate dalla legge ordinaria che dovrà seguire l’entrata in vigore della riforma costituzionale. Questo significa che il quadro completo della nuova magistratura italiana verrà definito attraverso una legislazione ordinaria che specificherà aspetti cruciali ancora lasciati aperti dal testo costituzionale.
Prospettive e sviluppi futuri
La riforma della separazione delle carriere rappresenta un intervento strutturale destinato a incidere in modo duraturo sull’equilibrio tra funzione giudicante e funzione requirente. I prossimi mesi vedranno lo svolgimento della consultazione referendaria e, in caso di approvazione, la predisposizione della legislazione attuativa necessaria a dare concretezza alle disposizioni costituzionali.
La vera sfida sarà quella di implementare la riforma in modo da preservare l’efficienza dei procedimenti giudiziari e l’indipendenza della magistratura, obiettivi che richiedono una coordinazione attenta tra i due nuovi Consigli Superiori e una formazione specializzata di alta qualità per le due categorie di magistrati.




