Marco Veronese, chi era il 39enne vittima dell’omicidio a Collegno

Marco Veronese era un imprenditore di 39 anni titolare di una ditta di videosorveglianza, ucciso nella notte tra il 22 e il 23 ottobre 2025 a Collegno, in provincia di Torino. L’uomo è stato colpito da oltre dieci coltellate mortali al petto in via Sabotino, all’angolo con corso Francia, mentre rientrava verso la casa dei genitori, dove viveva dopo la separazione. Un aggressore incappucciato, rimasto non identificato, ha compiuto quello che gli investigatori ritengono un agguato premeditato, scomparendo subito dopo il delitto. Una testimone oculare ha sentito le urla della vittima e ha visto il killer fuggire incappucciato lungo corso Francia. Le autorità stanno lavorando per ricostruire la dinamica esatta dei fatti e identificare il responsabile di questo omicidio che ha profondamente scosso la comunità locale.

Chi era Marco Veronese, l’imprenditore ucciso a Collegno

Marco Veronese era una figura nota nel quartiere di Collegno, dove era nato e cresciuto. Descrittodi chi lo conosceva come una persona gentile, solare e tranquilla, non aveva mai avuto comportamenti violenti o controversi negli anni. I residenti della zona lo ricordano come un uomo specchiato e eccezionale, lontano da qualsiasi coinvolgimento in attività criminali. La sua morte improvvisa e brutale ha lasciato il quartiere sotto choc, poiché per molti era difficile immaginare che qualcuno potesse volergli male.

L’attività imprenditoriale

Titolare della società M & M Service, fondata nel 2007, Marco Veronese operava nel settore dell’installazione di sistemi di videosorveglianza e antifurti. La sua azienda forniva servizi di sicurezza e vigilanza, con sede a Collegno. Era un imprenditore autonomo che aveva costruito la propria attività nel corso degli anni, sviluppando una clientela locale rispettabile. L’azienda rappresentava il frutto del suo impegno e della sua dedizione al lavoro, elementicaratteristici della sua personalità. Nonostante il successo relativo della sua ditta, nulla nei suoi affari sembra indicare moventi legati a controversie commerciali o conflitti professionali.

La vita personale e familiare

Padre di tre figli piccoli, Marco Veronese stava affrontando una fase delicata della sua vita. Dopo la separazione dalla moglie, aveva scelto di ritornare a vivere con i genitori pensionati nella stessa via dove è stato ucciso, precisamente in corso Francia. La vicinanza alla casa familiare non gli impediva di mantenere i contatti con i suoi figli e di svolgere i suoi doveri di genitore. I genitori, persone stimate dalla comunità e clienti abituali del tabaccaio locale, rappresentavano per lui un punto di riferimento sicuro durante il periodo della separazione. La decisione di trasferirsi dalla loro casa era dunque una scelta consapevole di trovare supporto nel nucleo familiare nei momenti di difficoltà.

L’omicidio di Marco Veronese a Collegno

La notte del 23 ottobre 2025 è rimasta scolpita nella memoria di Collegno come il momento in cui un delitto brutale ha spezzato la serenità del quartiere. Marco Veronese stava tornando verso le 1:30 di notte verso la casa dei genitori quando è stato raggiunto da un aggressore rimasto sconosciuto. L’area intorno a via Sabotino e corso Francia, solitamente tranquilla di notte, è diventata il teatro di un agguato dal quale non c’è stato scampo. Secondo le ricostruzioni degli investigatori, potrebbe essersi trattato di un’azione premeditata, con il killer che attendeva deliberatamente l’arrivo della vittima.

La dinamica dell’aggressione

Sceso dalla sua auto in via Sabotino, Marco Veronese è stato subito raggiunto dall’omicida. Un testimone ha riportato agli investigatori di aver sentito la vittima urlare domande come “Che cosa fai?” mentre veniva colpito ripetutamente. L’aggressore, descritto come un uomo con una giacca tecnica e il cappuccio calato sulla testa, ha infierito colpendo Veronese con oltre dieci pugnalate mortali al petto. Le ferite erano così numerose e gravi che poco dopo l’arrivo dei soccorsi l’uomo è deceduto. L’aggressore, dopo aver consumato il delitto, è immediatamente fuggito dalla scena con fare freddo e lucido, dimostrando una determinazione inquietante nell’esecuzione dell’omicidio.

La testimone oculare

Una vicina di casa si è affacciata alla finestra sentendo le urla, contribuendo a fornire dettagli cruciali sugli ultimi momenti di Veronese. La donna ha visto una figura incappucciata fuggire lungo corso Francia, muovendosi con decisione e velocità. È stata lei a chiamare per prima i soccorsi, sperando di poter salvare la vita all’uomo, ma purtroppo l’intervento degli operatori sanitari arrivò troppo tardi. La testimone ha dichiarato di credere che l’assassino stesse aspettando Marco, suggerendo una predeterminazione dell’atto violento. Le sue osservazioni hanno permesso agli investigatori di confermare l’orario esatto dell’omicidio e di tracciare un profilo fisico del killer.

L’assassino incappucciato rimasto senza volto

Resta ancora sconosciuta l’identità del killer che ha compiuto questo delitto efferato. L’uomo ha agito con il viso completamente nascosto, indossando un cappuccio calato sulla testa e una giacca tecnica, rendendo difficile l’identificazione visiva. Le forze dell’ordine non dispongono ancora di un’immagine chiara del responsabile e continuano a setacciare testimonianze e prove per ricostruire chi sia. La modalità di azione del killer suggerisce una certa conoscenza del luogo e delle abitudini di Marco Veronese, poiché l’omicida ha agito come se aspettasse la sua vittima.

Modalità dell’aggressione e brutalità

L’intensità e la brutalità della violenza sono evidenti dalle ferite inferte: più di dieci colpi di coltello concentrati al petto della vittima. Questa accanimento sistematico suggerisce non un crimine d’impulso, ma un’azione pianificata con intenti chiaramente letali. Il killer ha colpito la vittima anche al collo, dimostrando una conoscenza di come infliggere ferite mortali. L’uso dell’arma bianca, la scelta di agire di notte in una via secondaria ma residenziale, e la fuga immediata indicano una preparazione premeditata dell’omicidio.

La ricerca del responsabile

I carabinieri delle compagnie di Collegno e Rivoli, insieme al Nucleo investigativo di Torino, stanno lavorando intensamente per identificare il responsabile. Gli investigatori hanno effettuato tutti i rilievi necessari per cercare tracce di DNA, fibre, impronte e qualsiasi elemento forense che possa condurre al colpevole. Il killer è scappato con il coltello, quindi l’arma del delitto non è ancora stata recuperata. Le autorità stanno esaminando telecamere di videosorveglianza della zona, interrogando residenti e analizzando ogni possibile pista.

Le ipotesi investigative sul movente

Le autorità stanno vagliando diverse ipotesi per comprendere il movente dell’omicidio. Non è ancora chiaro se Marco Veronese conoscesse personalmente il suo aggressore o se l’attacco fosse indirizzato verso uno sconosciuto. La domanda centrale rimane: perché qualcuno ha deciso di uccidere così violentemente un uomo descritto da tutti come tranquillo e gentile?

L’esclusione del crimine organizzato

Le modalità dell’omicidio escludono qualsiasi legame con la criminalità organizzata secondo le valutazioni preliminari degli investigatori. Un delitto commissionato dalla malavita avrebbe probabilmente caratteristiche diverse, come l’uso di armi da fuoco o l’esecuzione in contesti di riciclaggio di denaro o spaccio. Marco Veronese non aveva alcun coinvolgimento noto in attività illecite, rendendo ancora più enigmatico il motivo della sua morte.

Possibili motivazioni personali

Gli inquirenti stanno esaminando se il movente possa essere legato a problemi personali della vittima, come dispute con ex partner, conflitti familiari non manifesti o relazioni interpersonali tese. La separazione recente di Veronese potrebbe potenzialmente aver generato tensioni non note pubblicamente. Allo stesso modo, gli investigatori stanno sondando se la sua attività lavorativa possa celare conflitti commerciali o dispute con clienti non pagati o fornitori problematici.

L’impatto sulla comunità di Collegno

La comunità locale è rimasta profondamente scossa da questo evento drammatico. Collegno, che fino a quel momento era considerata una zona tranquilla, si è trovata confrontata con una violenza improvvisa e ingiustificata. Residenti che conoscevano Marco Veronese hanno espresso incredulità e dolore per l’accaduto, sottolineando che un uomo così gentile non meritava una fine così brutale.

Le testimonianze dei vicini

Un tabaccaio della zona, che conosceva sia Marco che i suoi genitori da anni, ha descritto come “assurdo” quello che era accaduto a Veronese. Ha raccontato ai giornali che Marco era un uomo eccezionale, solare e gentile, mai visto in lite con nessuno, rendendo quasi incomprehensibile la furia dell’attacco subito. Ha espresso sincere condoglianze ai genitori di Marco, descrivendo tutta la famiglia come “persone splendide”. Le parole dei vicini dipingono il quadro di una comunità che fatica a comprendere come la violenza abbia potuto raggiungere qualcuno di così intrinsecamente buono.

Il contesto di insicurezza nel quartiere

Negli ultimi tempi, il quartiere di Collegno ha subito un aumento di furti e rapine alle attività commerciali, creando un clima di generale insicurezza. Questa situazione di crescente criminalità minore fa da contrasto agli omicidi, ma contribuisce a un sentimento diffuso di vulnerabilità tra i residenti. L’omicidio di Marco Veronese, in questo contesto, rappresenta un punto di rottura, trasformando la percezione della sicurezza da rischi minori a minaccia effettiva alla vita stessa. I commercianti e i residenti della zona hanno espresso la necessità di maggiori controlli e misure di sicurezza per proteggere il quartiere.

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