L’Umbria si distingue come la prima regione italiana a istituire un monitoraggio continuo dei Pfas nelle acque potabili destinate al consumo umano. Il 28 ottobre 2025, presso il Salone d’Onore di Palazzo Donini a Perugia, è stato sottoscritto un protocollo d’intesa regionale che rappresenta un punto di svolta nella gestione della qualità idrica. L’accordo, firmato dall’assessore all’Ambiente Thomas De Luca, dai rappresentanti delle due Aziende Usl umbre, dall’Arpa Umbria, dall’Autorità umbra rifiuti e idrico (Auri) e dai principali gestori del servizio idrico, coordina le attività di analisi e controllo su tutto il territorio regionale con trasparenza e rigore scientifico.
Questo impegno anticipa di oltre due mesi la scadenza nazionale del 13 gennaio 2026, stabilita dalla normativa europea recepita in Italia. L’Umbria prevede campionamenti e analisi costanti, con il supporto di un doppio sistema di controllo che coinvolge sia i gestori idropotabili che le strutture sanitarie pubbliche. L’obiettivo dichiarato è garantire la massima salubrità delle acque che i cittadini utilizzano nei rubinetti delle proprie abitazioni e nei luoghi pubblici, dimostrando che l’acqua del rubinetto è più sicura persino di quella venduta in bottiglia.
Cosa sono le sostanze perfluoroalchiliche
Definizione e caratteristiche dei Pfas
I Pfas, acronimo di sostanze perfluoroalchiliche, sono composti chimici sintetici caratterizzati dalla presenza di legami carbonio-fluoro estremamente stabili. Questa particolare struttura molecolare li rende resistenti al calore, all’acqua e ai grassi, proprietà che li ha resi ampiamente utilizzati in molteplici applicazioni industriali e commerciali per decenni. I Pfas includono migliaia di composti diversi, tra cui il PFOA (acido perfluoroottanoico) e il PFOS (sulfonile di perfluoroottano), che sono stati identificati come i più problematici per la salute umana e l’ambiente.
La loro persistenza nell’ambiente è estremamente preoccupante: una volta rilasciati nel suolo o nell’acqua, questi composti non si degradano naturalmente e continuano a circolare negli ecosistemi per decenni. Questa caratteristica li ha portati a essere definiti “inquinanti eterni” dalla comunità scientifica internazionale. I Pfas si accumulano progressivamente negli organismi viventi, process noto come bioaccumulo, e possono raggiungere concentrazioni significative nei tessuti umani anche a distanza di molti anni dall’esposizione iniziale.
Rischi per la salute e l’ambiente
L’esposizione ai Pfas rappresenta rischi potenziali significativi per la salute umana e per gli ecosistemi naturali. Ricerche scientifiche hanno correlato questi composti a effetti avversi quali l’inibizione del sistema immunitario, l’aumento del colesterolo, alterazioni della funzione tiroidea e potenziali effetti cancerogeni. Inoltre, studi epidemiologici hanno indicato associazioni tra l’esposizione ai Pfas e l’infertilità, effetti sulla riproduzione e problemi nello sviluppo prenatale.
Dal punto di vista ambientale, i Pfas contaminano le acque superficiali e sotterranee, penetrando negli acquiferi da cui si estrae l’acqua destinata al consumo umano. Una volta presenti nelle risorse idriche, risultano estremamente difficili da rimuovere con i tradizionali sistemi di depurazione. Le loro proprietà chimiche li rendono resistenti ai processi standard di trattamento dell’acqua, richiedendo metodologie di controllo e monitoraggio sempre più sofisticate e specifiche per garantire la sicurezza dell’acqua che raggiunge le abitazioni.
Normativa europea e nazionale sui Pfas
La crescente preoccupazione scientifica ha indotto l’Unione Europea a intervenire normativamente. La Direttiva UE 2020/2184 ha introdotto disposizioni rigorose sulla qualità delle acque destinate al consumo umano, incluso il controllo di sostanze chimiche emergenti come i Pfas. Questa normativa è stata recepita in Italia attraverso il Decreto Legislativo 18/2023 e successive integrazioni, in particolare il D. Lgs. 102/2025, che inserisce i Pfas tra i parametri chimici obbligatori da analizzare.
La normativa fissa scadenze precise per l’adozione delle misure necessarie a garantire la conformità delle acque ai parametri di qualità previsti per il consumo umano. L’Italia ha stabilito il 13 gennaio 2026 come data entro cui tutte le regioni devono implementare sistemi adeguati di controllo e gestione. L’Umbria, attraverso il proprio protocollo, ha scelto di non attendere questa scadenza, agendo con ampio anticipo nel rispetto dello spirito della normativa europea volta a tutelare la salute pubblica.
Il protocollo d’intesa: monitoraggio continuo dei Pfas in Umbria
Gli attori istituzionali e gestionali coinvolti
Il protocollo firmato il 28 ottobre 2025 rappresenta un’azione coordinata di squadra fra molteplici soggetti responsabili della gestione idrica e della tutela della salute pubblica in Umbria. Sottoscrittori del documento sono stati l’assessore all’Ambiente e all’Energia della Regione Umbria, i direttori dei servizi di igiene e sanità pubblica delle due Aziende Usl umbre, il direttore di Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) e il presidente dell’Auri (Autorità umbra rifiuti e idrico).
Accanto agli enti pubblici, il protocollo coinvolge anche i principali gestori del servizio idrico regionale: Umbra Acques spa, Sii Scpa e Vus Spa. Questa collaborazione fra settore pubblico e operatori privati del servizio idrico garantisce una visione integrata delle criticità e delle soluzioni, permettendo di coordinare le attività di campionamento e analisi su tutto il territorio. La molteplicità dei soggetti firmatari dimostra la consapevolezza dell’importanza strategica dell’azione intrapresa e della necessità di un approccio sistemico e condiviso.
Tempistiche, obiettivi e modalità operative
Il protocollo ha durata fissata fino al 13 gennaio 2026, coincidendo con la scadenza della normativa nazionale. Tuttavia, il suo significato non è puramente transitorio: durante questo periodo, l’Umbria acquisirà dati approfonditi sullo stato della contaminazione da Pfas nel territorio regionale, con particolare attenzione alle aree più vulnerabili dal punto di vista idrogeologico e demografico. Gli obiettivi dichiarati includono il coordinamento delle azioni di monitoraggio, la raccolta sistematica di informazioni sulla qualità delle acque, l’implementazione di misure di controllo più idonee e, soprattutto, la garanzia della trasparenza verso i cittadini.
Le operazioni previste dal protocollo prevedono un doppio campionamento e un doppio sistema di analisi. I gestori idropotabili eseguiranno centinaia di campioni nel trimestre ottobre-dicembre 2025 (primo periodo di implementazione), mentre le Aziende Usl Umbria 1 e Umbria 2 condurranno 72 controlli esterni mediante i laboratori specializzati di Arpa Umbria. Questo duplice canale di controllo assicura rigore metodologico, indipendenza di verifica e massima attendibilità dei risultati.
Come funziona il sistema di monitoraggio continuo
Modalità di campionamento e selezione dei punti di prelievo
Il sistema di monitoraggio adottato in Umbria si basa su una strategia di campionamento scientificamente fondata, volta a coprire in modo rappresentativo l’intero territorio regionale. I punti di prelievo vengono selezionati considerando fattori quali la popolazione servita, la vulnerabilità dell’acquifero, la presenza di sorgenti potenziali di contaminazione e la rilevanza geografica per la sicurezza idrica. Questa distribuzione geografica consente di ottenere un quadro informativo completo e significativo sulla qualità delle acque destinate al consumo umano.
I campionamenti vengono effettuati sia direttamente dai gestori idrici che dai laboratori pubblici di Arpa, garantendo indipendenza e verificabilità dei dati raccolti. La frequenza dei prelievi è sufficientemente elevata da consentire l’identificazione precoce di eventuali contaminazioni o variazioni stagionali nella concentrazione di Pfas. Questa continuità di monitoraggio permette di costruire serie storiche significative utili sia per valutare i trend che per implementare misure preventive e correttive tempestive.
Analisi chimiche e controllo qualità dei dati
Una volta prelevati, i campioni di acqua subiscono analisi chimiche sofisticate presso i laboratori certificati di Arpa Umbria, che dispone delle strumentazioni e della competenza tecnica necessaria per rilevare i Pfas anche in concentrazioni molto basse. Le metodologie analitiche utilizzate devono rispettare standard internazionali riconosciuti, garantendo precisione, accuratezza e riproducibilità dei risultati. I laboratori attuano rigidi protocolli di controllo qualità interno ed esterno, inclusa la partecipazione a programmi interlaboratoriali di confronto.
I dati generati dalle analisi sono sottoposti a validazione incrociata fra i due sistemi di controllo indipendenti (gestori e Asl). Questa procedura di verifica reciproca consente di identificare eventuali anomalie, discrepanze o errori prima della comunicazione ufficiale dei risultati. La validazione rigorosa dei dati rappresenta un elemento cruciale per garantire l’affidabilità delle informazioni e per mantenere elevati standard di qualità scientifico-tecnica.
Trasparenza dei risultati e comunicazione al pubblico
L’Umbria si impegna a pubblicare i risultati del monitoraggio in modo trasparente e tempestivo, rendendo l’informazione facilmente accessibile ai cittadini e alle autorità competenti. La comunicazione regolare dei dati rappresenta un elemento fondamentale della strategia umbra, finalizzato a rafforzare la fiducia nei controlli dell’acqua potabile e a dimostrare concretamente che l’impegno verso la sicurezza idrica non è solo una dichiarazione d’intenti, ma una pratica realizzata mediante azioni misurabili e verificabili.
I risultati vengono resi disponibili attraverso canali ufficiali della Regione e degli enti coinvolti, permettendo ai cittadini di accedere a informazioni dettagliate sulla qualità dell’acqua dei propri territori. Questa strategia di comunicazione aperta contribuisce a costruire consapevolezza collettiva sulla importanza della vigilanza continua sulla qualità delle risorse idriche e sulla necessità di azioni preventive a livello istituzionale.
Vantaggi per i cittadini umbri e la regione
Sicurezza dell’acqua potabile garantita da analisi periodiche
L’implementazione del monitoraggio continuo dei Pfas in Umbria offre ai cittadini la garanzia di una conoscenza aggiornata e affidabile della qualità dell’acqua che consumano quotidianamente. A differenza dell’acqua in bottiglia, per la quale il monitoraggio è meno trasparente e meno frequente, l’acqua del rubinetto in Umbria sarà sottoposta a controlli periodici documentati e comunicati pubblicamente. Questa disponibilità costante di dati sulla qualità fornisce una base scientifica solida per la valutazione del rischio e per l’implementazione di eventuali interventi correttivi.
La sicurezza idrica contribuisce direttamente alla protezione della salute pubblica, riducendo i rischi di esposizione ai Pfas attraverso l’acqua destinata al consumo umano. Famiglie, bambini, anziani e categorie vulnerabili della popolazione beneficiano della tranquillità derivante da controlli specializzati e dalla comunicazione trasparente dei risultati. Questa dimensione di protezione della salute rappresenta uno dei benefici più significativi e tangibili dell’azione intrapresa dalla Regione Umbria.
Confronto con l’acqua commerciale in bottiglia
L’Umbria sostiene fermamente che l’acqua del rubinetto è più sicura di quella in bottiglia, affermazione supportata dall’impegno concreto del monitoraggio continuo. Mentre l’acqua di rubinetto è sottoposta a controlli frequenti, documentati e comunicati dalle autorità pubbliche, l’acqua commerciale in bottiglia è soggetta a regolamentazioni meno stringenti e a trasparenza informativa minore. I dati di monitoraggio umbro dimostreranno scientificamente questa affermazione, fornendo evidenze concrete del vantaggio qualitativo dell’acqua pubblica.
Questa comunicazione rappresenta anche un elemento di valore strategico dal punto di vista economico e ambientale, riducendo l’incentivo al consumo di acqua in bottiglia e conseguentemente diminuendo la produzione di rifiuti plastici. La promozione dell’acqua del rubinetto come alternativa sicura e sostenibile contribuisce agli obiettivi di economia circolare e di protezione ambientale che l’Unione Europea promuove attivamente.
Implicazioni per il turismo e l’attrattività territoriale
La qualità dell’acqua rappresenta un elemento di significativo valore strategico per l’attrattività turistica dell’Umbria. I visitatori provenienti da altre regioni e da paesi stranieri apprezzano sempre più le destinazioni che dimostrano impegno verso la sostenibilità ambientale e la qualità della vita. La comunicazione della Regione Umbria circa il proprio sistema di monitoraggio continuo dei Pfas posiziona la regione come un territorio consapevole, trasparente e dedito alla tutela della salute e dell’ambiente.
Questo elemento differenziale può contribuire a rafforzare l’immagine di marca della Regione, attirando turisti sensibili alle tematiche ambientali e di qualità della vita. Nel contesto di una competizione fra destinazioni turistiche sempre più attente alle questioni di sostenibilità, il monitoraggio umbro della qualità idrica rappresenta un vantaggio competitivo misurabile e comunicabile.
Prospettive future e richieste normative
Anticipazione della scadenza nazionale e acquisizione dati
Il protocollo umbro, sebbene formalmente in vigore fino al 13 gennaio 2026, rappresenta l’inizio di un impegno che si estenderà significativamente oltre questa data. Durante il periodo precedente la scadenza nazionale, l’Umbria accumula preziose informazioni sulla distribuzione e sulla concentrazione di Pfas nel territorio regionale, acquisendo una conoscenza approfondita delle vulnerabilità idriche specifiche e delle aree che richiedono interventi prioritari. Questi dati forniranno la base scientifica necessaria per implementare misure di controllo più mirate e efficaci anche nel lungo termine.
L’anticipazione della scadenza nazionale consente inoltre all’Umbria di posizionarsi come leader regionale nella gestione della qualità idrica, dimostrando una capacità operativa e una sensibilità ambientale che potrebbero servire da modello per altre regioni italiane. I risultati ottenuti durante i mesi precedenti il gennaio 2026 potranno infatti essere utilizzati dalle autorità nazionali come base per valutare l’efficacia delle strategie di monitoraggio e per formulare raccomandazioni tecniche alle regioni che ancora non hanno implementato sistemi analoghi.
Richiesta di normativa europea per il ban dei Pfas
Pur riconoscendo l’importanza del monitoraggio continuo, le autorità umbre avanzano una richiesta esplicita di intervento normativo più incisivo a livello europeo e nazionale. L’assessore all’Ambiente De Luca ha dichiarato che il monitoraggio, sebbene necessario, non rappresenta una soluzione sufficiente: l’Italia deve rivolgere al Governo la richiesta di un ban completo dei Pfas dall’immissione in commercio e dall’utilizzo industriale. Questa posizione riflette la consapevolezza che, senza l’eliminazione delle sorgenti di contaminazione, il problema persisterà indefinitamente.
L’Unione Europea, attraverso le proprie agenzie specializzate, sta già valutando l’opportunità di restrizioni più rigorose sui Pfas in numerose applicazioni. L’Umbria, con la propria azione concreta di monitoraggio, fornisce dati e testimonianze utili a supportare le richieste di normativa ancora più stringente a livello europeo. La convergenza fra azione regionale concreta (il monitoraggio) e advocacy politica (la richiesta di ban) rappresenta una strategia complessiva che combina protezione immediata della salute pubblica con pressione per il cambiamento normativo strutturale.


