Garlasco, esame dei cellulari rinviato: cosa ha deciso la difesa

L’esame dei cellulari rinviato rappresenta una strategia difensiva cruciale nel caso Garlasco: l’avvocato di Mario Venditti ha formalizzato una riserva di incidente probatorio, sospendendo gli accertamenti tecnici sui dispositivi elettronici sequestrati. Questa mossa blocca le analisi finché il tribunale non decida se procedere davanti a un giudice terzo, secondo quanto previsto dal Codice di procedura penale. Gli esami, inizialmente programmati per il 3 novembre a Pinerolo, riguardano dispositivi di Venditti e Giuseppe Sempio nell’inchiesta per corruzione in atti giudiziari collegata al celebre delitto di Garlasco del 2007.

La sospensione tecnica dell’analisi

L’esame dei dispositivi informatici rinviato è il risultato di una decisione presa dall’avvocato Domenico Aiello, legale dell’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti. La difesa ha formalizzato al giudice per le indagini preliminari e alla Procura generale bresciana una riserva di richiedere incidente probatorio entro 10 giorni, una facoltà riconosciuta dal Codice di procedura penale agli indagati. Questa mossa, apparentemente tecnica, produce un effetto molto concreto: anestetizza completamente le operazioni di estrazione della copia forense da cellulari, computer, tablet e altri dispositivi sequestrati il 26 ottobre nelle sedi della Procura di Pavia e della polizia giudiziaria.

Il rinvio fissato per Pinerolo

Gli accertamenti dovevano tenersi presso un laboratorio specializzato a Pinerolo, in provincia di Torino, con l’obiettivo di estrarre la “copia forense integrale” dai dispositivi. Questa procedura è considerata irripetibile, il che significa che deve essere eseguita una sola volta e con il massimo rigore tecnico. La difesa ha segnalato irregolarità nei tempi previsti per lo svolgimento dell’accertamento, motivo per cui il rinvio è stato accolto. La nuova data per l’analisi tecnica non è ancora stata fissata e resterà in sospeso fino a quando il tribunale non avrà valutato la richiesta di incidente probatorio.

L’effetto “blocco” sulla Procura

Secondo il Codice di procedura penale, nel momento in cui l’indagato formula una riserva di incidente probatorio da svolgere davanti a un giudice terzo e nel contraddittorio, il pubblico ministero deve disporre che non si proceda agli accertamenti salvo che gli stessi non siano indifferibili e urgenti. Nel caso specifico, i dispositivi rimangono sotto chiave da oltre un mese, e la mancanza di urgenza è evidente. Se la Procura bresciana procedesse comunque all’analisi nonostante la riserva formalizzata, le copie forensi estratte diventerebbero inutilizzabili in un eventuale processo, annullando completamente il lavoro svolto dai consulenti tecnici.

Lo sfondo dell’inchiesta su Venditti

L’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti è al centro di un’indagine per corruzione in atti giudiziari coordinata dal procuratore Francesco Prete e dalla pm Claudia Moregola della Procura di Brescia. Le accuse riguardano specificamente i comportamenti tenuti nel 2017, quando Giuseppe Sempio venne archiviato come indagato per l’omicidio di Chiara Poggi, il delitto di Garlasco che nel 2007 scuotì l’Italia intera.

Il nesso con il caso Garlasco

Il delitto di Chiara Poggi risale al 13 dicembre 2007, quando la giovane ragazza fu uccisa brutalmente a Garlasco, in provincia di Pavia. L’inchiesta originaria portò alla condanna definitiva di Alberto Stasi per omicidio. Tuttavia, negli ultimi mesi, la Procura di Brescia ha riaperto le indagini per verificare se possa esserci stato un accordo illecito tra il magistrato Venditti e la famiglia di Andrea Sempio per l’archiviazione prematura di quest’ultimo come indagato nel medesimo delitto. I magistrati mirano a chiarire se nel 2017 ci sia stato un accordo corruttivo tra Venditti, gli investigatori di Pavia e la famiglia Sempio.

Il “sistema Pavia” come cornice

I dispositivi sequestrati rientrano anche nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto “sistema Pavia”, un’inchiesta più ampia che riguarda presunti meccanismi corruttivi all’interno degli uffici giudiziari pavesi. All’interno dei telefonini e dei computer confiscati, gli inquirenti ritengono sia contenuto materiale probatorio cruciale: messaggi, email, foto e documenti che documenterebbero i rapporti tra Venditti, gli investigatori della polizia giudiziaria e la famiglia Sempio. Nel nuovo decreto di sequestro, la Procura sottolinea che questi elementi sono “sicuramente contenuti” nei file sequestrati.

La mossa difensiva dell’incidente probatorio

L’incidente probatorio rappresenta uno strumento processuale rilevante nel Codice di procedura penale che consente agli indagati di richiedere che determinati accertamenti irripetibili si svolgano davanti a un giudice terzo nel contraddittorio delle parti. Questa procedura garantisce maggiore tutela all’indagato e previene il rischio che le operazioni tecniche vengano condotte in modalità unilaterale dalla Procura.

Come funziona la riserva di incidente probatorio

L’avvocato Domenico Aiello ha formalizzato la riserva di richiedere incidente probatorio entro dieci giorni dalla comunicazione della riserva stessa. Questo significa che il Tribunale ha dieci giorni di tempo per decidere se accogliere la richiesta della difesa. Nel caso in cui il tribunale accolga la richiesta, gli accertamenti tecnici verranno effettuati in seduta pubblica, alla presenza del giudice, della Procura e della difesa. Tale procedura è più rigida e controllata rispetto a un’analisi ordinaria, poiché tutte le operazioni devono essere verbalizzate e il contradditorio è garantito fin dall’inizio.

Le conseguenze dell’inutilizzabilità processuale

La Procura di Brescia si trova di fronte a un dilemma: se decide di procedere ugualmente agli accertamenti nonostante la riserva di incidente probatorio formalizzata, corre il rischio concreto che le prove raccolte diventino inutilizzabili in giudizio. La Corte di Cassazione ha ripetutamente confermato che quando un indagato formula questa riserva, la Procura non può eludere il diritto ricorrendo a scorciatoie procedurali. Le copie forensi estratte in violazione di questo diritto sarebbero escluse dalla documentazione processuale, rendendo nullo lo sforzo investigativo compiuto.

I materiali sequestrati e l’indagine digitale

Nel blitz del 26 ottobre sono stati sequestrati dispositivi appartenenti a più soggetti coinvolti nelle indagini: non solo il computer, lo smartphone e il tablet dell’ex procuratore aggiunto Venditti, ma anche i dispositivi di Giuseppe Sempio, oltre a quelli di due ex carabinieri della polizia giudiziaria di Pavia non indagati, Silvio Sapone e Giuseppe Spoto, che collaboravano alle indagini all’epoca dei fatti.

La ricerca di prove documentali

All’interno di questi dispositivi gli inquirenti cercano messaggi, email, foto e documenti che possano documentare qualsiasi accordo illecito o intesa corruttiva. In particolare, gli investigatori mirano a tracciare la comunicazione tra Venditti e i componenti della famiglia Sempio attraverso i canali digitali. Anche i messaggi cancellati potrebbero risultare recuperabili mediante analisi forense specializzata, poiché persino i dati eliminati spesso lasciano tracce sui dispositivi che esperti tecnici sono in grado di estrarre.

Il nodo delle intercettazioni preesistenti

Un elemento che complica ulteriormente le indagini riguarda i file audio originali delle intercettazioni risalenti al 2007-2017. Secondo la Procura di Brescia, alcune registrazioni potrebbero essere state manomesse o tagliate, mentre altre non sarebbero mai state trascritte. In particolare, gli inquirenti parlano di una “doppia attivazione” della microspia installata sulla Suzuki di Andrea Sempio, un episodio considerato “anomalo” dalle autorità. Se venisse confermato che parti di audio sono state rese incomprensibili oppure omesse volontariamente, si aprirebbe un capitolo di enorme rilevanza giudiziaria: quello delle manipolazioni probatorie, con implicazioni che potrebbero travolgere l’intero edificio probatorio originario.

Il braccio di ferro procedurale tra difesa e Procura

L’avvocato Aiello è impegnato in un braccio di ferro con i magistrati bresciani attraverso una serie di ricorsi e controricorsi. Prima della formalizzazione della riserva di incidente probatorio, la difesa aveva già ottenuto un importante risultato: il Tribunale del Riesame di Brescia aveva annullato il primo sequestro dei dispositivi, ritenendo il provvedimento carente di adeguata motivazione fattuale.

L’annullamento parziale del Tribunale del Riesame

Il 17 ottobre scorso, il Tribunale del Riesame aveva disposto l’annullamento del sequestro iniziale e ordinato la restituzione di parte del materiale. I giudici avevano ritenuto che la Procura non avesse fornito una motivazione sufficientemente circostanziata per giustificare il sequestro così ampio. Questo rappresentava già una sconfitta tattica per l’accusa, tuttavia la Procura non si è fermata e ha rapidamente emesso un nuovo decreto di sequestro più dettagliato e circostanziato, cercando di ovviare alle lacune riscontrate dal Tribunale del Riesame.

La contromossa della difesa con il nuovo decreto

Dopo il nuovo decreto di sequestro, più motivato e articolato rispetto al precedente, la difesa di Venditti ha replicato con la formalizzazione della riserva di incidente probatorio, una mossa che di fatto neutralizza la possibilità per la Procura di procedere unilateralmente all’estrazione della copia forense. Questo rappresenta un’applicazione strategica della procedura penale, dove il diritto formale della difesa si trasforma in uno strumento di controllo sulla condotta della Procura.

Il contesto più ampio: il delitto di Garlasco a 18 anni di distanza

A distanza di diciotto anni dal delitto, il nome di Chiara Poggi continua a risuonare tra carte giudiziarie, analisi digitali e memorie processuali. Il processo che portò alla condanna definitiva di Alberto Stasi per omicidio non ha mai realmente chiuso la storia del delitto di Garlasco.

La riapertura delle indagini

Nel 2025, a più di un decennio dalla conclusione dei procedimenti ordinari, la Procura di Pavia ha riaperto indagini su Andrea Sempio, richiedendo nuovi esami antropometrici e ricostruzioni tridimensionali della scena del crimine. Parallelamente, la Procura di Brescia ha avviato verifiche su Mario Venditti, cercando di accertare se vi siano stati comportamenti corruttivi che abbiano influenzato le decisioni archiviali nel 2017. Queste due piste parallele corrono verso un medesimo obiettivo: comprendere se la verità giudiziaria di allora possa ancora essere rimessa in discussione sulla base di nuove evidenze.

L’incertezza sulla dinamica dell’omicidio

I risultati degli ultimi esami su Andrea Sempio verranno incrociati con quelli relativi al corpo di Chiara Poggi, conservato con cura negli archivi medico-legali. La ricostruzione della dinamica dell’omicidio potrebbe essere completamente riscritta qualora le nuove analisi fornissero dati difformi rispetto alle conclusioni raggiunte nel 2007. In questa sorta di “doppia corsa” tra laboratori forensi e archivi informatici, il destino di Andrea Sempio rimane sospeso tra le misurazioni antropometriche e le tracce digitali di un passato che qualcuno, presumibilmente, ha tentato di cancellare o modificare.

Implicazioni legali e prospettive future

La decisione della difesa di invocare l’incidente probatorio non è meramente una questione formale, ma rappresenta un momento cruciale nel procedimento penale contro Venditti. Nel breve termine, essa garantisce che i dispositivi rimangono analizzati solamente secondo procedure garantiste. Nel medio-lungo termine, però, apre interrogativi sulla solidità della strategia della Procura.

Il ruolo del giudice nella decisione finale

Il giudice per le indagini preliminari e successivamente il Tribunale del Riesame dovranno valutare la richiesta di incidente probatorio della difesa. La decisione non è scontata: i magistrati dovranno bilanciare il diritto della difesa a procedere in contraddittorio con l’esigenza di celerità dell’indagine. Nel valutare la domanda, il giudice terrà conto anche del principio di parità delle armi processuale e della necessità che le copie forensi, se estratte, siano utilizzabili in una eventuale fase dibattimentale.

L’evoluzione del caso nei mesi prossimi

I dieci giorni previsti dalla riserva formalizzata rappresentano il termine massimo entro il quale il tribunale deve pronunciarsi sulla richiesta di incidente probatorio. Qualora il tribunale accogliesse la richiesta, gli accertamenti tecnici verrebbero rinviati e riprogrammati secondo la procedura dell’incidente probatorio, con presidi di garanzia molto più rigidi. Se invece il tribunale rigettasse la richiesta, la Procura potrebbe riprendere le analisi nel laboratorio di Pinerolo, ma la difesa manterrebbe comunque ampi margini di ricorso.

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